Il Museo Diocesano di Cremona su il Giornale dell’Architettura

Il 17 Novembre 2021 il giornalista Luca Gibello ha scritto un articolo sul Museo Diocesano di Cremona appena inaugurato, progettato dall’archietto Giorgio Palù con lo studio Arkpabi.

Scrive Gibello “L’intero progetto è firmato da Arkpabi, studio attivo a Cremona dal 1994 e noto non solo a livello locale che, tra gli interventi di rilievo in città, vanta il Delle Arti Design Hotel (2002), la sistemazione di piazza Marconi (2011), il Museo del violino e l’auditorium Arvedi (2013), il Polo tecnologico (2017).

Ricavato al margine della facciata del Palazzo vescovile su piazza Zaccaria, l’ingresso al Museo è quasi impercettibile, se non fosse per il possente quanto elegante e lineare portale in bronzo, che introduce ai locali di accoglienza al piano terra. Di qui si accede alla corte interna, spazio verticale a tutt’altezza che funge da hall e pozzo di luce, coperto da una leggera struttura in vetro e acciaio e caratterizzato dalla presenza della scala metallica sospesa. Un po’ formalista nell’impronta planimetrica, la scala permette di scendere al piano inferiore, dove si apre e chiude il percorso anulare di visita.

Sui toni tenui del beige, intonaci grezzi e pavimenti in marmo, appena levigato, conferiscono unità agli spazi concatenati, immergendo il visitatore in un’atmosfera calda e accogliente, che esalta la semplicità delle volumetrie. Vi si adegua l’allestimento minimale, con le secche geometrie parallelepipede o tronco-piramidali rovesce di basamenti, podi e teche in legno MDF verniciato Corten, talora affiancati da scarni cavalletti ispirati al magistero scarpiano. La distribuzione e la spaziatura tra le opere ne garantiscono la buona fruizione, valorizzata anche da alcune collocazioni che innescano traguardi visuali tra stanze. L’introduzione “teologica” alle sale è affidata a pochi grandi pannelli, che riportano brevi citazioni dal Nuovo testamento a mo’ di epigrafe; mentre, oltre alle consuete didascalie, l’apparato informativo è completato da schermi video (ma, vivaddio, il must dell’interattività è scongiurato, ché per una volta si può anche sopravvivere senza dosi massicce di tecnologia digitale!). Meglio puntare, per distinguere le sezioni, sulle differenti gamme cromatiche delle pannellature di supporto alle opere. L’illuminazione s’adatta alla tipologia degli spazi: puntuale a spot su binari collocati in asse nelle volte delle sale (per un effetto chiaroscuro), integrata da fonti lineari occultate dalle pannellature nelle due lunghe e strette gallerie (per un effetto giorno). Qui, il fondo del secondo corridoio è chiuso dalla mise en scene del trecentesco Cristo crocifisso del Maestro di Massa Martana, mancante della croce ma “supportato” da un telo traslucido retroilluminato, incorniciato da un telaio in ferro che è anche supporto alla scultura lignea”