WOUNDS

Il mio creare è un atto di amore e al contempo di sottomissione verso la natura che, pur logorata nella sua esistenza, sopravvive al tempo. Ecco perché alcune mie sculture ricordano grandi tronchi d’albero sofferenti e consumati dagli anni, quasi una metafora della caducità umana ed al contempo simbolo della forza della natura. La natura che vince sull’uomo, il quale passa sulla terra come ospite (Magris) e la cui esistenza altro non è che un viaggio determinato da intrighi di casualità, incertezze, asimmetrie, instabilità, rotture: “Frattura”, appunto.

Giorgio Palù

WOUNDS raccoglie un ciclo di opere realizzate da Giorgio Palù con la sperimentazione di materiali differenti, prevalentemente i metalli, le pietre e i cementi, sui quali l’artista è intervenuto con azioni di lacerazione e manipolazione, ottenendo superfici corrose, graffiate, tagliate, aperte che storicamente affondano in un preciso percorso di indagini storicizzate e che sin dal secondo dopoguerra interrogano la superficie della visione e ne oltrepassano il limite, alla ricerca di possibili nuove aperture che rimandano sia alle nuove frontiere della scienza e delle tecnologie, sia a quell’Oltre metafisico e spirituale cui da sempre l’uomo ambisce, alla ricerca di una propria identità e relazione con il cosmo: ne diventano specchio nel quale annegare e ritrovare la propria visione, luogo dove lottare per la difesa dei propri ideali, e scudo contro la negazione e il silenzio del sentire, per entrare in profonda connessione con sé e con l’altro. Opere che riflettono sul portato sperimentale delle avanguardie monocrome e spazialiste, con una mano immersa nell’informale materico di Alberto Burri e un’altra nella ferita di Lucio Fontana, eredi delle ombre carnose di Alberto Giacometti.

Afferiscono a questa sezione diversi lavori titolati Lacerations: sono opere di grande potenza evocatrice, frutto di un lavoro complesso che vede protagonisti i metalli, e in primo luogo il ferro, l’argento, il bronzo, i quali vengono acidati, cerati, verniciati, feriti con interventi che includono le resine, l’oro in foglia, altri frammenti metallici; altrove sono utilizzati il legno carbonizzato, anche l’ardesia, e spesso è all’acciaio inox supermirror che si chiede di fare da spiraglio riflettente tra le ferite aperte della materia.

“Il perché di Frattura – scrive Luca Beatrice – si spiega bene osservando le sue sperimentazioni formali e polimateriche: tra resine, ferri, cristalli, marmi, legni, cemento, metalli, emerge costantemente l’idea di superfici non unitarie, emozioni frammentarie che sembrano fatte apposta per porre domande sempre più urgenti. Una su tutte, saremo anche noi in grado, attraverso l’arte, di riparare alle fratture del tempo? Palù non nasconde i danni, la vecchiaia, la consunzione, anzi li evidenzia sottolineando le crepe, le spaccature…. Perché la bellezza è sempre incerta, imperfetta, dolente”.

Un’altra serie di lavori qui presentata afferisce ai cosiddetti Monoliths: opere con un corpo definito e possente, eppure aereo ed esposto alle variazioni dell’azione dell’artista che sono metafora degli accidenti della vita, delle trasformazioni e dei conflitti quotidiani ed eterni. Qui, i protagonisti sono il travertino, il granito, ma anche e ancora il ferro, il cemento, sui quali l’artista interviene e associa altri materiali, come il polistirene, le resine, l’oro in foglia: elementi ricorrenti di una melodia tra tema portante e variazione continua, dove al centro è sempre l’idea di una ferita, di una spaccatura, di una prova cui sottoporre l’integrità impossibile della materia – e dell’uomo.

Infine, rientrano in questo gruppo i Concrete, i lavori con i cementi, che come ha bene descritto Francesco Mutti, “individuano un’immediata traccia gestuale che nasce dal getto di un fuoco continuo mentre aggredisce le superfici bruciandole e carbonizzandole, alla ricerca di una perfezione epidermica ed emozionale. Specchio sincero delle proprie intenzioni, il risultato è sotto il nostro sguardo: solo attraverso linee architettoniche ragionate, simboliche e misurate fratture, speculative geometrie analitiche, egli dà origine alle sue lacerazioni e alle sue ferite così come alla concretezza e alla severità di gran parte degli ultimi lavori”.