SUSPENSIONS

Come le mie architetture le opere vivono di luce, la luce disegna e scolpisce le cose, plasma i volumi. Senza luce non c’è possibilità di dare forma e vita alle cose, ma la luce è anche intesa come fonte d’ispirazione, è illuminazione della mente, elemento trascendente.

Giorgio Palù

Archi-scultore, è stato definito Giorgio Palù, per evidenziare la profonda correlazione tra la sua indagine nello e con lo spazio e la sua ricerca visuale che si articola in cicli dove lo spazio e le forme che in esso si costruiscono sono cruciali elementi di un alfabeto consapevole e composito, rigoroso eppure aperto alla variazione.

Troviamo qui Towers formate da una miriade di cubi in vetro oppure plexiglas, uno sull’altro aggrappati come organismi cellulari che si nutrono di luce e leggerezza.

Se impossibile è non riandare alle fondamenta gettate da Le Corbusier, da un lato, e da Bruno Taut, dall’altro, nell’intendere la trasparenza e la riflettenza, il vetro e le forme quali casse di risonanza di un metodo razionale eppure aperto ai desideri e alle esigenze di ciascun abitante, il percorso artistico sviluppato da Palù si articola ulteriormente, “liberandosi” dai modelli e continuando a sperimentare, a partire da una nota progettuale, da un’immagine concettuale, tutte le dinamizzazioni possibili del costruire.

Da qui le sempre differenti efflorescenze geometriche che connotano le opere di questo ciclo: inondate di luce naturale o rese drammatiche di bagliori, pervadono l’ambiente e si pongono a noi come presenze quasi organiche.

Rincorrevano queste tensioni gli architetti metabolisti giapponesi, con le loro torri impossibili e mutevoli, formate da alveoli per provare a sopravvivere nel vespaio della vita moderna; vi rispondevano le macchine immaginifiche e perfette dei grandi artisti della ricostruzione, che con un occhio guardavano indietro nel tempo: da Bruno Munari per tornare a Laszlo-Moholy Nagy, dagli artisti dell’arte programmata e cinetica ai grandi cavatori di forme nel metallo, come Arnaldo Pomodoro.

A questi riferimenti, Palù si accosta per proseguire lungo la sua strada: una strada che incontra il tormento e il dilemma e che traduce le domande eterne dell’uomo contemporaneo in forme spesso sospese.

L’artista chiama spesso tali opere “floating”, fluttuanti, anche incerte nel loro non voler porsi come perentorie, definitive. E in questa sospensione di spazio, di tempo, di risoluzione, è il tentativo sensibile dell’artista di raccontare il galleggiare del pensiero e l’attendere del sentimento che tutti ci accomuna e distingue.

Di questo sono testimoni i Floating Thoughts, disegni progettuali, grovigli della mente che l’artista lascia a mezz’aria, nel raccontarci la continua, meravigliosa germinazione del poter fare dell’uomo.