GEA

Gea: semplicemente, potentemente, Terra.
Un nome che in sé racchiude il luogo dove l’Uomo nasce, si erge, vive e ama, lavora, combatte e fa ricerca, animato dalla passione e dalla conoscenza.
Dalla Terra all’Oltre cui l’Uomo tende e aspira, aiutato dalle tecnologie e dall’esperienza; dalla Terra agli Inferi, alla frattura e al gorgo dove, a volte, cadiamo per risalire.
Tornare alla Terra passando attraverso la Tecnologia per riscoprire il potere tellurico dell’Uomo: del suo desiderare, del suo fare. Del suo saper cambiare, guardando oltre.

Ilaria Bignotti

Gea racchiude, nella potenza del suo nome, un aspetto fondamentale della ricerca artistica di Palù: l’immagine e le materie della Terra, matrice potenzialmente generatrice di un Tutto al quale l’artista aspira, avvicinandosi senza mai poterlo raggiungere.
Gea è infatti il nome della Terra primigenia, solcata da presenze mitologiche, che si squarcia per generare e accoglie il dolore, si erge nel cielo e affonda nel fuoco.
Gea è il cambiamento che fertile trasforma le idee in forme e continua a sperimentarne il mutamento, senza mai dimenticare, appunto, il grembo originario dove il seme è stato gettato.
Di questa metafora sono portavoce le piccole, medie e monumentali opere che a Gea riconducono: terre fluttuanti, visioni scultoree che paiono distillare il canto di Esiodo, quando narrava, fondando la nostra mitologia, che dopo Caos sorse l’immortale Gea, progenitrice dei Titani e degli dei dell’Olimpo: diede alla luce il Cielo stellato, Urano, i monti e Ponto, il Mare. Unendosi ad Urano, generò poi i Titani, tra i quali Oceano, Mnemosine (la Memoria), e Crono (il Tempo).
Un messaggio fortissimo e necessario, soprattutto oggi, è allora contenuto in queste opere che nascono a partire da una volontà di recupero dei frammenti metallici alla base del grande Albero del Cambiamento, ideato da Giorgio Palù per Accenture – “Natale degli Alberi”, Milano 2020.
Una volta disallestita la monumentale installazione multimediale, infatti, i frammenti tellurici sono stati trasformati, complice il perfetto connubio di mani e tecnologie all’avanguardia, in gridi di materia resiliente che si solidificano in un’opera in edizione limitata, nelle due varianti che ne rivestono l’anima di resina poliuretanica: nichel e foglia d’oro.
Una ulteriore modulazione di questa direzione di ricerca ha definito le Floating Gea: sono sculture formate dai residui di lavorazione al plasma di metallo e foglia oro, presenze sospese e levitanti, complice il complesso display progettato da Palù stesso – un basamento in acciaio inox supermirror – che virano dall’oro al marrone e sfiorano tutte le sfumature della terra e della vegetazione, in un brillio offuscato dalle pieghe dei materiali che uno sull’altro e dentro l’altro l’artista ha forgiato, con altissima precisione tecnica.