FIRE

Al fuoco, Giorgio lascia il destino della visione, un catarsi che stra/volge il luogo, trasforma la materia e interpreta l’esistente con nuovi coinvolgimenti.

Marco Nereo Rotelli

In questa sezione sono proposte opere che sia per la loro realizzazione sia per la loro conformazione sono fortemente legate al tema del fuoco, inteso quale medium per forgiare, plasmare e intervenire anche violentemente sui materiali, scavando nella superficie, modificando la texture, aggredendo e spingendo al massimo la potenzialità e la risposta della materia, in una azione metamorfica e appassionata che vede in prima fila l’artista, teso in un corpo a corpo con l’opera e il suo farsi.

Inevitabilmente i coaguli e le bruciature, le lacerazioni e i tumulti delle opere di Palù rievocano le alchimie doloranti di Alberto Burri e di Yves Klein, maestri di quella tensione all’assoluto che l’artista ha lungamente accarezzato con lo sguardo.

Ma nella sua ricerca, come puntualmente ha messo in evidenza Francesco Mutti, “ pietra e fuoco – concedendo alle leghe e ai minerali una significativa seppur comprimaria parte in tal senso – trovano in egual misura l’una nell’altro una costruttiva compresenza: egli ha saputo cogliere nel loro rapporto antitetico l’unica grande forza creatrice in grado di restituire da un lato il peso delle cose, dall’altro quella purezza estetica che andava cercando, a favore di una comprensione dell’opera violentemente più tattile oltre che esclusivamente visiva”.

La tattilità è infatti non solo nel processo creativo che porta alla definizione dell’opera, ma anche richiesta allo sguardo del fruitore che con gli occhi può sperimentare un rapporto di affondo tattile davanti a questi lavori che vedono quali principali componenti il polistirene, estruso o espanso, lavorati a fuoco, unitamente all’uso di ossidi, smalti, resine, vernici colorate.

Un magma materico e metaforico che riconduce alle puslioni primigenie, eppur quotidiane, che l’arte come la vita sa donare a ciascuno voglia sperimentarle.